Le ferie di Licu

Storia di un matrimonio

Federico Zanutto, Tommaso Noce Porta

2/14/20256 min leggere

Come viene vissuto il matrimonio in una cultura esotica come quella del Bangladesh? Come viene vissuto da chi lo celebra e dalle persone che gli stanno intorno? Queste sono alcune domande tra molte altre a cui il film “Le Ferie di Licu” cerca di rispondere.

La pellicola è stata proiettata il 5 Febbraio in occasione del secondo incontro del ciclo di eventi organizzato dallo Human Safety Net “INVOLVED! MOVIELAB”, che ha visto la partecipazione dell’associazione Baba Yaga e del Social Hub Polis.

In seguito alla proiezione, gli spettatori hanno avuto modo di discutere e commentare con il professor Della Puppa e Gianfranco Bonesso, esperto di politiche migratorie e antropologia applicata, il contenuto del lungometraggio.

Il film

Roma, 2005. Licu è un ragazzo del Bangladesh che imballa capi di abbigliamento in un laboratorio tessile e saltuariamente aiuta un suo amico che gestisce un minimarket. E’ un’esistenza semplice quella di Licu. Una casa condivisa con altre persone nel quartiere di Torpignattara, lavoro, amici con cui saltuariamente esce. A interrompere questa ciclica e incessante routine, una lettera. Viene dal Bangladesh, dalla sua famiglia d’origine, e contiene delle foto e una lettera in cui gli chiedono di tornare: hanno trovato una ragazza con cui farlo sposare. Licu così, dopo aver arrangiato un sostanzioso assortimento di doni per la sposa, prende un aereo per la madrepatria. Accolto calorosamente dalla famiglia, cominciano i preparativi: l’incontro con le autorità religiose della sua comunità che lo interrogano sulla sua posizione lavorativa in Italia; l’uccisione della vacca sacra (a cui viene dedicata una lunga ripresa dal regista, Vittorio Moroni); un bel taglio di barba e capelli. La situazione però non è tutta “rosa e fiori”. Licu è riuscito ad ottenere dal suo datore di lavoro un solo mese di ferie che non basta per compiere tutte le procedure da seguire prima di sposarsi e bisogna trovare i soldi per pagare il matrimonio. La gravità di questi problemi si fa così alta che sembra proprio che questo matrimonio non s’ha da fare. Alla fine grazie all’aiuto di alcuni parenti riesce a trovare il denaro che gli mancava e cominciano le cerimonie. Licu conosce la sua futura moglie Fancy, scendono insieme dai loro parenti e finalmente si sposano. Dopo qualche giorno, Licu torna in Italia riprendendo la vita di sempre, parlando del matrimonio con i suoi amici e conoscenti. Dopo poco tempo, arriva a Roma anche la moglie Fancy.

Mentre Licu lavora, Fancy resta in casa (lei esce solo in sua presenza) e impara un po’ di italiano. In questo periodo sorgono i primi problemi per la coppia: Licu deve ancora restituire i soldi che ha ricevuto in prestito dai parenti per sposarsi e Fancy vuole andare in una scuola di italiano, anche se Licu per gelosia è restio a mandarla da sola. Il film poi si conclude con delle riprese all’indomani dell’anno nuovo, dove loro due su una pista di pattinaggio, pattinano abbracciati guardando i fuochi d’artificio.

Il dibattito

“Le ferie di Licu” non è un film. O meglio, non è un film in senso stretto. Invece, come ha spiegato il professor della Puppa prima della proiezione, è da considerarsi più appropriatamente un docufilm, in quanto intende raccontare la vicenda (il matrimonio combinato del protagonista Licu) come se fosse un film, tuttavia usando una tecnica registica da documentario. Questo tipo di produzione richiede che il regista segua 24 ore su 24, sette giorni su sette il protagonista, registrando tutto quello che fa e poi montando insieme varie scene rappresentative della vicenda. Questo stile registico riesce perciò a raccontare vividamente e senza filtri la vicenda, lasciando, verghianamente, che essa prenda forma autonomamente. È chiaro dunque come tutto ciò stimoli empatia e interesse da parte dello spettatore verso le vicende di Licu che, da protagonista consapevole della sua vita e da protagonista inconsapevole del film che ritrae le sue vicende, segue gli eventi che caratterizzano questo suo intenso, seppur breve, periodo di vita.

L’evento prosegue con una fase di discussione guidata dai professori Della Puppa e da Bonesso, che tocca diversi argomenti molto stimolanti, a partire dalla natura contrattuale del matrimonio come istituzione. La combinazione del matrimonio, tema centrale del film, risulta una procedura ormai desueta ai giorni nostri, ma la valutazione dei vantaggi economici e politici derivanti da un’unione con un’altra famiglia è parte fondante del nostro passato, anche relativamente recente. In virtù delle diverse dinamiche sociali, era più semplice e accettabile stipulare un accordo che tenesse conto di responsabilità e vincoli di entrambe le parti, in primo luogo visti i ruoli più definiti di uomo e donna all’interno della società e della famiglia. La persistenza di questa pratica in alcune culture genera un terreno in cui le sue dinamiche si scontrano contro quelle di una società che le ha abbandonate, mettendo in evidenza il loro grado di compatibilità e le relative conseguenze.

Il problema del tempo è centrale nella storia di Licu: la combinazione del matrimonio richiede tempo e risorse che il suo lavoro in Italia non gli concede. Il processo include il ritorno del paese d’origine, l’individuazione della candidata sposa, la stipulazione e accettazione dell’accordo, la celebrazione del matrimonio; i due sposi dovranno appena ricongiungersi ed affrontare la loro nuova vita da coppia. Il professor Bonesso, che ha vissuto in prima persona gli effetti della migrazione nella sua Venezia, si concentra su come l’effettiva complessità del combaciare queste necessità non è stata presentata interamente nel film. A causa della sovrapposizione temporale, che taglia la burocrazia e le difficoltà del ricongiungimento, si crea un contrasto tra il tempo che passa tra matrimonio e l’inizio della nuova vita in Italia della coppia – solitamente non inferiore all’anno – e la durata ferie concesse, 30 giorni che appaiono miseri rispetto alla portata dell’intero evento.

L’esperienza del professor Bonesso è un importante contributo anche dal punto di vista storico. Il film rappresenta l’evoluzione dei migranti di prima generazione, che oggi è cambiata: non è insolito che i giovani partecipino alla scelta della moglie attraverso delle videochiamate. Questo metodo, più efficace ed efficiente, è indicatore dell’innovazione dei paesi d’origine e permette una conoscenza tra i due promessi sposi più diretta.

Il cambiamento ritorna nella interessante riflessione del professor Della Puppa, la trasformazione della maschilità durante la migrazione e nel processo di costruzione della famiglia, suo argomento di studi. Licu, infatti, appare inizialmente spavaldo, vestito alla moda e ben inserito nel tessuto sociale grazie ai molti amici, Italiani e non, ma il matrimonio rivela sfumature di gelosia e timore nei confronti della moglie Fancy. Il neo marito è restio nel mandarla alle lezioni di italiano per paura che venga sedotta da un altro uomo, ricevendo dai suoi amici pareri opposti riguardo questa propensione, tuttavia concedendole la possibilità di vestirsi secondo la moda italiana e di tingersi i capelli di biondo. Dalle dinamiche di Marghera è emerso come l’organizzazione di corsi di italiano di sole donne abbia portato una maggiore rilassatezza e serenità nell’ambiente, migliorando l’attività di apprendimento. La presenza di uomini e donne nella stessa classe, infatti, era causa di preclusioni e pregiudizi da parte dei mariti. Nonostante questo riscontro, l’identità religiosa e l’attenzione agli usi e costumi del paese d’origine hanno subito delle trasformazioni in canoni meno rigidi rispetto all’immaginazione dell’Italiano medio. Questo riguarda tematiche dal velo alla tendenza alla coabitazione, che nel 2005, periodo delle riprese non distante dalla crisi economica, è un aspetto motivato da fattori puramente economici, come l’ottimizzazione di spese e consumi.

La condizione economica è un elemento cruciale nella selezione di un buon partito e Licu, avendo il permesso di soggiorno ed un lavoro regolare, ne è uno a tutti gli effetti – anche la presenza della troupe cinematografica in Bangladesh è stata determinante: il promesso sposo era protagonista di un film. Queste caratteristiche innalzano lo status del potenziale marito, che diventa in grado di ambire a donne di classe sociale più alta ed anche più belle. Si nota un’influenza culturale e coloniale profonda quando Licu sottolinea la pelle chiara di Fancy: questa caratteristica, rilevante nel subcontinente indiano, è ritenuta come un’opportunità di inserirsi più facilmente nel tessuto sociale. Nonostante questo, Fancy rimane spesso da sola a casa e l’esperienza veneziana testimonia come spesso la presenza di molte donne sia un fattore positivo per il consolidamento delle collettività. La possibilità di instaurare rapporti tra loro, ai corsi di italiano o accompagnando i figli a scuola, permette di fare rete e maturare esperienza che si traduce in un impatto positivo sul benessere familiare.

L’accettazione all’interno della società della coppia (soprattutto quando paragonata alle dinamiche di “Per un Figlio”, film del precedente incontro), insieme al rispetto della combinazione del matrimonio come processo hanno suscitato stupore tra il pubblico, specialmente quando questi temi diventano oggetto di scherzi amichevoli e ironia tra Licu e i suoi amici. L’interpretazione del professor Bonesso di questa “accettazione” si avvicina più ad un’accettazione all’interno del mondo lavorativo, che presenta relazioni ed un certo grado di confidenza che includono amicizia, scherzo e anche rispetto per le scelte autonome altrui. In questo contesto, le relazioni di questo genere risultano più importanti ed interessanti di quelle sociali instaurate tra individui intesi come cittadini, perché la socializzazione tra individui di diverse nazionalità non sempre avviene. Il mondo del lavoro crea legami unici e le relazioni che ne derivano si caricano di significati cruciali per la comprensione di realtà che, nonostante un’apparente diversità, sono parte della vita di ognuno.

Conclusione

Il film “Le ferie di Licu” è quindi un invito a riflettere sul delicato equilibrio tra tradizione e modernità, mettendo in luce le sfide e le contraddizioni che i migranti devono affrontare nel conciliare le loro radici culturali con la realtà della vita in un paese straniero. In un mondo in cui le dinamiche familiari e sociali sono in continuo mutamento, la pellicola offre uno spunto per esplorare le complesse interazioni tra identità, adattamento e integrazione.